Epilessia nei bambini: cos’è, come riconoscerla, le cure
L’epilessia nei bambini colpisce circa un bambino su 200 e, come negli adulti, si manifesta con crisi convulsive o di assenza che avvengono frequentemente e ripetutamente a causa dell’anomala attività elettrica dei neuroni. In base all’età e all’area cerebrale interessata, saranno diverse le manifestazioni, a partire da spasmi, nausea, deviazione di testa e occhi, dilatazione delle pupille, alterazione del linguaggio, movimenti anomali fino alle note contorsioni come se colpiti da scariche elettriche.
Epilessia nei bambini: una patologia, tanti volti
Una tipologia di epilessia, chiamata comunemente “piccolo male”, con esordio in età pediatrica, tende a guarire spontaneamente. Si manifesta intorno ai 4-6 anni provocando perdite di coscienza ogni giorno e per alcuni anni, per poi diminuire la frequenza con l’approssimarsi alla pubertà. Questo tipo di epilessia si cura con terapia farmacologica che comporta, quale effetto collaterale, la sonnolenza.
Con i pazienti portatori di una lesione cerebrale circoscritta, tale da compromettere lo sviluppo psicomotorio, si può procedere con trattamento neurochirurgico, preceduto da una precisa definizione dell’area interessata attraverso esami come il video-elettroencefalogramma, lo strumento più sofisticato e preciso per l’analisi delle crisi epilettiche, che consente di localizzare la sede della crisi, la sua natura, migliorando la propria conoscenza di questa patologia così da intervenire in modo più puntuale. Tuttavia, solo il 10-15% dei pazienti è ritenuto idoneo per questo iter. Altri interventi comprendono l’impianto dello stimolatore del nervo vago, che fa diminuire l’ipereccitabilità cerebrale, e la dieta chetogenica, basata su un’alta percentuale di grassi (che può arrivare fino al 90%) a scapito di carboidrati e proteine. Questa terapia alimentare ha avuto un forte successo con riduzione del numero delle crisi intorno al 60% dei casi.
h2 style=”color: #f49900;”>Epilessia nei bambini i consigli per il primo intervento
Sfatiamo alcuni luoghi comuni. Innanzitutto, nella fase concitata di una crisi epilettica, la lingua non può essere inghiottita: questa preoccupazione fa tentare ai soccorritori di aprire la bocca al bambino, che è un’operazione pericolosissima che può provocare la rottura dei denti per la contrazione dei muscoli mascellari. La crisi epilettica non richiede la rianimazione: qualsiasi respirazione assistita e massaggio cardiaco improvvisato è inappropriato. L’unico intervento utile è, se possibile, mettere il bambino su un fianco per far defluire la saliva accumulata in bocca senza problemi. Inoltre, sarà utile sgombrare lo spazio da qualsiasi oggetto che possa ferire il bambino in preda a convulsioni ed eventualmente posizionare cuscini soprattutto per proteggere la testa.
