Autismo e la Terapia Psicomotoria per bambini e ragazzi
Che cos’è e cosa si propone
La psicomotricità è una PRATICA EDUCATIVA E DI AIUTO ATTRAVERSO LA RELAZIONE che usa il corpo e il gioco come strumenti privilegiati e, partendo dal gioco spontaneo e dall’espressività del bambino dentro al gioco spontaneo, aiuta a costruire percorsi di gioco dove egli può vivere in prima persona e sperimentare concretamente le azioni e il loro risultato, le relazioni con l’altro adulto o bambino, le differenti modalità comunicative.
La pratica psicomotoria, si propone come obiettivi il favorire la Comunicazione, la Creazione e la Decentrazione del bambino, aiutandolo a crescere più armoniosamente nelle tre direzioni motoria, affettiva e cognitiva.
Gli obiettivi generali dell’intervento psicomotorio dovranno partire da un’OSSERVAZIONE DEL BAMBINO e saranno poi selezionati e modificati ad hoc in base all’età, alla situazione cognitiva e alle necessità emergenti di “QUEL” particolare bambino.
Come viene applicato
Lo psicomotricista utilizza nell’intervento MODALITÀ DI COMUNICAZIONE VERBALI MA SOPRATTUTTO NON VERBALI. Si tratta di tecniche a mediazione corporea che favoriscono il processo di integrazione fra i diversi piani espressivi e conoscitivi che stanno alla base della costruzione dell’identità.
Le sedute si svolgono all’interno di un setting ben definito, all’interno del quale il gioco si può svolgere in un’area di sicurezza fisica e affettiva, creando la possibilità di un cambiamento nel bambino.
Nella seduta di pratica psicomotoria, in un setting predeterminato formato di TEMPI, SPAZI, REGOLE che lo psicomotricista di volta in volta costruisce secondo il percorso del singolo bambino o del gruppo, vengono svolte attività di gioco nei diversi spazi, alcuni dei quali sono costantemente allestiti e vengono di volta in volta modificati secondo le attività che vi vengono svolte, mentre altri sono transitori e vengono proposti dallo psicomotricista a seconda dello svolgimento della seduta.
A chi è rivolto
La psicomotricità è divisa in AMBITO EDUCATIVO E PREVENTIVO e in AMBITO TERAPEUTICO.
Nel primo caso, è proposta a tutti i bambini, mentre nel secondo si occupa ritardi e sindromi psico e neuromotorie, disturbi del comportamento e della comunicazione, difficoltà d’apprendimento legate a danni neuromotori e/o disturbi dell’area cognitiva e/o affettivo-relazionale.
Per quale fascia d’età
Come educazione psicomotoria si rivolge a bambini fra i 2 e i 6/8 anni di età, come terapia psicomotoria a BAMBINI E RAGAZZI IN ETÀ EVOLUTIVA.
La terapia psicomotoria
Il luogo e l’altitudine sono molti importanti, in alta montagna o in mare è necessaria la giusta crema solare in quanto perché la quantità di radiazioni uv è collegata all’angolo di elevazione L’educazione psicomotoria appare uno strumento fondamentale per la terapia del bambino autistico.
L’obiettivo primario della psicomotricità è quello di permettere al bambino di conoscere, appropriarsi e dominare il proprio corpo per poter integrare ed esprimere il più adeguatamente se stesso nell’inclusione attiva ed efficace con l’ambiente che lo circonda.
Le esperienze senso motorie promuovono gradualmente nel bambino autistico la capacità di “sentire” di “ritrovare” e di “gestire” il proprio corpo in modo tale da percepirsi vivo ed esistente attraverso esso e da usarlo a poco a poco come elemento focale per la propria integrazione, come fattore che gli permette di uscire dalle proprie barriere difensive e come mezzo primario di riferimento nello stabilire le relazioni con gli oggetti, persone, cose, del proprio ambiente.
Nella misura in cui il bambino autistico riesce con l’aiuto dell’educazione psicomotoria a prestare un’attenzione più adeguata agli stimoli propriocettivi e ambientali a percepirli in forma più appropriata ed a rispondere ad essi in modo opportuno, coordinato e più preciso è in grado di superare a poco a poco il proprio isolamento e chiusura almeno nella misura in cui queste sono manifestazioni di difesa globale e generalizzata di fronte all’invasione di stimolazioni che il soggetto vive come eccessive, paurose o distruttive; fin quando non si sente in grado di organizzarle, controllarle ed utilizzarle costruttivamente.
Non è facile per l’ operatore avvicinare in maniera appropriata il bambino autistico, comprendere il suo mondo enigmatico, fragile, instabile, confuso e stabilire con lui quel rapporto privilegiato rassicurante e fiducioso che appare indispensabile per stimolare accompagnare e sostenere la sua crescita.
Tra le attività psicomotorie che è necessario programmare per la rieducazione del bambino autistico, le principali sono quelle riferite:
- promozione delle attività che permettono al bambino di rendersi via via più autonomo nel mangiare, nel vestirsi, nella pulizia personale e dell’ambiente, nel controllo sfinterico;
- Presa di coscienza e conoscenza del proprio corpo a livello delle diverse parti e della sua totalità, raggiunte soprattutto attraverso la capacità di riconoscere se stessi mediante la graduale soppressione delle condotte puramente ripetitive e stereotipate attraverso la stimolazione di movimenti sia grezzi che fini, selettivi e coordinati, realizzati nella misura del possibile, in maniera ritmica e ludica e coerente con i bisogni concreti e immediati del bambino e per mezzo della sistematica presentazione di stimoli molteplici sempre più complessi ed articolati e che a poco a poco privilegiano i recettori sensoriali “a distanza”, vista e udito, rispetto a quelli di “contatto”, tatto, gusto e odorato;
- Consapevolezza della propria posizione nello spazio riferita al rapporto con gli oggetti mediante il graduale raggiungimento della distanza ottimale tra sé e gli altri e la comprensione e accettazione dei limiti fisici superando sia l’ansia, la paura ed il rifiuto di ogni vicinanza fisica, sia l’esigenza eccessiva e costante di essa;
- Orientamento spaziale, mediante la stimolazione di attività che favoriscono a poco a poco la conoscenza dei luoghi a partire dai più usuali e la capacità di muoversi in essi senza bisogno di continua assistenza e guida;
- Stimolazione graduale, attenta, rispettosa del ritmo e delle esigenze individuali e che inviti ogni indebita pressione di tutti i mezzi di espressione attraverso il movimento, l’attività, il ritmo, la danza, la melodia, il gioco, il disegno, la parola, attraverso la comunicazione, mimica gestuale, grafica e verbale del bambino autistico in maniera tale da favorire la manifestazione diretta o indiretta, concreta o simbolica dei propri contenuti: vissuti emotivi, bisogni, desideri, fantasie, ricordi, pensieri ecc.;
- Ripercussioni in ambito familiare, scolastico o altro.
Come peraltro con tutti i bambini con difficoltà, anche in questo caso le differenti proposte hanno valore solo e unicamente quando riescono ad essere VISSUTE INTEGRATE IN UN CONTESTO di equipe di lavoro e di famiglia.
La sinergia di intervento è importantissima perché qualsiasi cambiamento che possa prodursi nel bambino legato alla terapia psicomotoria (o peraltro a qualsivoglia tipo di intervento si stia effettuando) riesca ad essere significativo.
Questo implica un lavoro di STRETTA COLLABORAZIONE FRA L’AMBIENTE SCOLASTICO, LA TERAPIA E LA FAMIGLIA, unico modo per sostenere le nuove abilità del bambino e riuscire a concretizzarle nella vita di tutti i giorni.
L’attività motoria Si tratta di un tipo di intervento necessario per il bambino autistico al fine di favorire la sua crescita corporea e la sua salute fisica.
Si dimostra anche utile per promuovere lo sviluppo psicomotorio inteso come coordinamento dei movimenti, orientamento spaziale, coscienza del proprio corpo, per favorire il rilassamento e stimolare la socializzazione del soggetto.
Alcune sperimentazioni indicano che molti bambini autistici sono in grado di apprendere con relativa facilità seppur con ritmo altalenante e con frequenti stasi o anche regressioni a nuotare, sciare , andare in bicicletta ecc. e di interessarsi ad usufruire con piacere di queste attività.
I problemi che in genere si presentano per la realizzazione delle attività motorie, soprattutto di quelle sportive, dovute alle difficoltà di integrazione del bambino autistico nelle attività del gruppo a causa della difficoltà di coordinazione dei movimenti, della scarsa comprensione ed accettazione delle regole, delle alternanze di ritmo nell’attività, per problemi di orientamento e lateralizzazione e per la poca disciplina.
Questi problemi potrebbero essere relativamente superati se e quando vengono affrontati in maniera individualizzata e con sistematicità e costanza da parte dell’educatore.
Fonte: specialeautismo.it
